Il raddoppiamento fonosintattico in italiano

Che cos'è il raddoppiamento fonosintattico? Con quali parole si ha il raddoppiamento? Qual è l'origine del raddoppiamento?

In questo video spiego il fenomeno noto come raddoppiamento (fono)sintattico, rafforzamento (fono)sintattico, raddoppiamento consonantico, raddoppiamento sintagmatico o geminazione sintattica.

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In questo video parlo del fenomeno noto come raddoppiamento fonosintattico.

Questo video è pensato per quelle fantastiche persone che stanno imparando l'italiano come lingua straniera.

Se sei una di queste e vuoi imparare bene l'italiano, sei nel posto giusto!

(introduzione del canale)

Ciao a tutti, io sono Luca e in questo video volevo parlare del raddoppiamento fonosintattico.

Questo video è una risposta a una richiesta che mi era stata fatta qualche tempo fa da uno degli iscritti al canale, che mi aveva chiesto, per l'appunto, se potessi fare un video sul raddoppiamento fonosintattico.

Di solito questo fenomeno viene indicato con questo nome. C'è anche chi dice: raddoppiamento sintattico. Quindi semplicemente "sintattico" e non "fonosintattico". Ci sono anche dei nomi più tecnici che vengono usati nell'ambito della linguistica, ma a noi in questo momento non interessano.

A noi interessa capire che cos'è il raddoppiamento fonosintattico.

Diciamo che il nome "raddoppiamento fonosintattico" è piuttosto complesso, ma in realtà questo nome si riferisce a un fenomeno piuttosto semplice da spiegare.

Effettivamente il nome "raddoppiamento fonosintattico" sembra che si riferisca a qualche tecnica segreta. In realtà si riferisce a una cosa piuttosto semplice. Ovvero al fatto che, in alcuni casi, la consonante iniziale di determinate parole viene pronunciata come se fosse doppia. Anche se in realtà è una consonante singola.

Per esempio, prendiamo la combinazione di parole "qualche" + "volta". Alcune persone dicono /qualchevvolta/, come se ci fossero due V. Ovvero come se la V fosse doppia.

Ecco, questo è un esempio di raddoppiamento fonosintattico.

Oppure, facciamo un altro esempio!

Se prendiamo la combinazione "è" + "giusto", alcune persone dicono /eggiusto/, come se la G fosse doppia. Cioè come se ci fossero due G. In realtà c'è soltanto una G, ma viene pronunciata come se fosse doppia.

Allora stesso modo, se abbiamo la combinazione "più tardi", alcune persone dicono: /piuttardi/, come se ci fosse una doppia T. In realtà c'è soltanto una T, ma viene pronunciata come se fosse doppia.

Oppure, altro esempio: "Perché mai?" (punto di domanda) Alcune persone dicono /perchemmai/ e poi c'è la frase interrogativa. Quindi come se ci fossero due M. C'è soltanto una M, ma la M viene pronunciata come se fosse doppia.

Ecco, spero che da questi esempi abbiate capito che cos'è il raddoppiamento fonosintattico.

Ma cerchiamo di capire quando bisogna raddoppiare la consonante iniziale e quando invece la consonante iniziale non va raddoppiata.

Allora, innanzitutto va detto che il raddoppiamento fonosintattico è comune nel toscano e nelle varietà centro-meridionali dell'italiano. È un fenomeno molto raro nelle varietà settentrionali.

Cioè, in altre parole, nel centro-sud Italia si tende a raddoppiare la consonante iniziale. Nel nord Italia, invece, di solito la consonante iniziale non viene raddoppiata.

Questo in generale è in linea col discorso che avevo fatto nel video in cui parlavo delle doppie. Qui in alto vi metto il link.

Ed è in linea con il fatto che in generale nel centro-sud Italia le persone tendono ad aggiungere delle doppie dove non ci sono. Mentre invece nel nord Italia le persone tendono a non aggiungere le doppie ma, al contrario, in alcuni casi a pronunciare come consonanti singole consonanti che in realtà sono doppie.

Se non l'avete ancora visto, vi consiglio caldamente di dare un'occhiata al video sulle doppie che avevo fatto qualche mese fa.

Quindi da quanto ho detto capite che il raddoppiamento fonosintattico è un fenomeno per lo più facoltativo. Cioè le persone del centro e del sud Italia tendono a raddoppiare la consonante iniziale. Quelle del nord Italia, invece, non la raddoppiano.

Quindi, nella maggior parte dei casi, se voi non raddoppiate la consonante iniziale, non fate alcun errore. Sono accettabili entrambe le varianti.

Cioè, in altre parole, se voi dite: "Ci vediamo più tardi" pronunciando la T come se non fosse doppia, quindi /civediamopiutardi/, non fate un errore. Alcune persone dicono /civediamopiutardi/, di solito le persone del nord, le persone del centro e del sud dicono di solito /civediamopiuttardi/. Come se ci fossero due T.

Ma questo non vuol dire che in un caso è giusto e nell'altro è sbagliato. Semplicemente queste sono varietà regionali dell'italiano.

Allo stesso modo, voi potete dire sia "è giusto" con una G, che è la variante preferita al nord, sia "è ggiusto" con due G, che è la variante preferita al centro e al sud.

Allo stesso modo, potete dire benissimo "Ci sono stato qualche volta" con una sola V e "Ci sono stato qualche vvolta" con due V.

Se voi leggete i libri di grammatica vi dicono che in realta sarebbe da preferire la variante con la doppia V, cioè la variante del raddoppiamento fonosintattico. Perché questa sarebbe la norma del toscano.

Quindi se voi parlate con un purista probabilmente vi dice che, sì, dovete raddoppiare la consonante iniziale. Se voi invece parlate con le persone normali, vi rendete conto che alcune raddoppiano la consonante iniziale e altre no.

Quindi il mio consiglio, molto semplicemente, è: se volete raddoppiare la consonante iniziale, potete farlo. Nella maggior parte dei casi non è una cosa obbligatoria.

Vi può capitare di parlare con degli insegnanti di italiano che in realtà vi dicono che la consonante va raddoppiata perché quella è la norma del toscano. Ci sono delle persone che insistono sulla pronuncia toscana. Cioè che dicono che la consonante deve essere raddoppiata. Onestamente io vi dico come stanno le cose in generale.

Io personalmente, a seconda dei casi, raddoppio o non raddoppio. A seconda della parola specifica, in alcuni casi mi piace di più raddoppiare, in altri casi preferisco non raddoppiare.

Allora, diciamo che il raddoppiamento fonosintattico interessa in particolare determinate parole. Cioè non è un fenomeno che riguarda tutte le parole, ma interessa in particolare determinate parole.

Allora, il primo caso sono le parole tronche. Cioè le parole che terminano con l'accento. Queste parole sono piuttosto rare in italiano, però comunque esistono.

Se noi abbiamo una di queste parole, per esempio "città", seguita da un'altra parola, la consonante iniziale della seconda parola può essere raddoppiata.

Per esempio "città nuova": alcune persone dicono "città nnuova", come se ci fossero due N e non una N soltanto.

Allo stesso modo "città santa": /cittassanta/ come se ci fossero due S.

Abbiamo visto prima l'esempio con "perché", quindi /perchemmai/, alcune persone pronunciano la M come se fosse doppia. Altre persone, invece, semplicemente dicono /perchemai/.

Poi un altro esempio tipico di parole tronche sono le voci del futuro.

La prima persona singolare del futuro, per esempio: "sarò" + "franco". Alcune persone dicono /sarofranco/, senza alcun raddoppiamento, altre persone dicono /saroffranco/, come se ci fossero due F.

Poi va be', ci sono i monosillabi accentati come per esempio "è", es. "è giusto": alcune persone dicono /egiusto/, altre persone raddoppiano la G e dicono /eggiusto/. Per esempio, alcune persone dicono: "Non è giusto". Altre persone dicono: "Non è ggiusto".

Poi c'è la parola "più", per esempio "più tardi". Alcune persone dicono /piutardi/, senza raddoppiare la consonante iniziale. Altre persone raddoppiano la T e dicono /piuttardi/. Per esempio: "Ci vediamo più ttardi".

Poi ci sono alcuni monosillabi non accentati come per esempio la preposizione A.

Per esempio, alcune persone dicono "Andiamo a casa". Altre persone dicono "Andiamo a ccasa". Cioè raddopiano la C.

Sicuramente non vanno raddoppiate le consonanti che seguono gli articoli oppure i pronomi clitici.

Poi questo fenomeno riguarda, volendo, anche il "che" interrogativo. Per esempio, alcune persone dicono "Che ffai?" con 2 F. Altre persone dicono "Che fai?" con una S sola.

Poi da ultimo il raddoppiamento fonosintattico riguarda un gruppo ristretto di parole.

Per esempio, abbiamo visto la parola "qualche". Possiamo dire "qualche volta" oppure "qualche vvolta".

A proposito della parola "qualche", questa è una parola piuttosto problematica e molti stranieri che studiano l'italiano sbagliano, quando usano questa parola. Qualche tempo fa avevo fatto un video su questa parola. Qua in alto vi metto il link. Mi raccomando, dategli un'occhiata perché c'è un errore che viene fatto dal 90% delle persone che studiano l'italiano che riguarda proprio la parola "qualche".

Un'altra parola interessata da questo fenomeno è la parola "come". Alcune persone dicono "come te", altre persone dicono "come tte", come se ci fossero due T.

È stata proposta una teoria per spiegare questo fenomeno. Secondo alcuni, questo fenomeno deriverebbe dal fatto che molte parole che in italiano terminano per vocale in realtà in latino terminavano per consonante.

Per esempio, noi in italiano abbiamo la preposizione A, che deriva da AD. Quindi secondo alcuni si pronuncerebbe "a ccasa" con doppia C perché, anche se la consonante finale D di AD è scomparsa, in realtà non è proprio scomparsa. Ma ha lasciato questa cosa che causa il raddoppiamento fonosintattico.

Allo stesso modo, se prendiamo la combinazione "già fatto" alcune persone dicono "già ffatto". Secondo alcuni studiosi, deriverebbe dal fatto che "già" in latino era "iam" e terminava con la M. Quindi questa M in teoria è scomparsa, però è rimasta in modo invisibile e causa il raddoppiamento.

Cioè in altre parole la M della parola latina è scomparsa, però quando questa parola è seguita da un'altra parola, la prima consonante di questa seconda parola viene raddoppiata.

Quindi sì, l'idea è che le consonanti finali del latino sono scomparse ma hanno lasciato delle tracce. Che influenzano la pronuncia.

Allora, il raddoppiamento fonosintattico in generale è un fenomeno che riguarda la pronuncia, ma non riguarda la scrittura. La parola è scritta con una consonante, e vengono pronunciate 2 consonanti cioè una consonante doppia.

Detto questo, in italiano esistono comunque alcune parole che sono nate evidentemente dal raddoppiamento fonosintattico, tra cui parole che conoscete sicuramente.

Per esempio, sicuramente conoscete la parola "abbastanza", no?! Ecco, originariamente era "a bastanza", poi questa combinazione è diventata "abbastanza".

Allo stesso modo "soprattutto" originariamente era "sopra tutto" e poi è diventato "soprattutto".

Analogamente "appena": era "a pena", è diventato "appena".

"Davvero": "da vero" > "davvero"

"Cosiddetto" era "così detto", è diventato "cossiddetto". C'è stato il raddoppiamento fonosintattico, la D è stata raddoppiata.

Cioè in altre parole queste erano combinazioni di parole che si sono fuse a causa del raddoppiamento fonosintattico e poi sono state fissate in questa grafia che in termini tecnici viene definita univerbata. Cioè come un'unica parola.

Chiaramente in questo caso, cioè nel caso di queste parole, non valgono i discorsi che ho fatto prima. Cioè queste parole devono essere pronunciate con la doppia. Quindi le parole che si scrivono con la consonante doppia devono essere pronunciate con la doppia.

Negli altri casi, onestamente, vedete voi. Se volete raddoppiare la consonante iniziale, potete farlo. Altrimenti potete anche non farlo. Le persone del centro e del sud Italia tendono a farlo, le persone del nord Italia tendono a non farlo.

In generale, se vi interessa capire meglio il discorso delle doppie, qualche tempo fa avevo fatto due video su quest'argomento. Questi video sono abbastanza lunghi e dettagliati. Qua in alto vi metto il link del primo di questi video. Mi raccomando dategli un'occhiata perché guardandolo potreste scoprire diverse cose sulle consonanti doppie che probabilmente ignorate.

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